Zara Elwood è un commerciante tessile ed una moderna Indiana Jones: il suo lavoro implica continui viaggi in America Latina per trovare i migliori tessuti e manufatti artigianali. Io l’ho incontrata, ma non in treno, nè su una stracarica corriera o in aereo: su Instagram. Subito sono impazzita: completamente affascinata da tutte le sue foto coloratissime che ritraggono paesaggi mozzafiato, artigianato pazzesco e sorridenti signore di una certa età vestite da paura. Zara infatti supporta le donne artigiane dei paesi del terzo mondo.
Praticamente fa il mestiere che io ho sempre sognato: viaggi, artigianato, chiacchere con vecchiette stilose in cima alle montagne. Zara è il mio eroe.
Ho subito cercato di contattarla per poter raccontare il meraviglioso lavoro che fa ed il suo contatto quotidiano con autenticità e bellezza. Mi ha risposto subito, tra un aereo e l’altro e dopo tante email con risposte e foto che faceva man mano col suo cellulare, ne è nata questa piccola intervista che racconta di un modo diverso di lavorare nel tessile, di una donna forte e piena di passione che prende aerei tutti i giorni ma non è una manager in tailleur: vestita di colori e ricami ha scelto bellezza, racconto, persone vere e sostenibilità. Ecco cos’è il suo brand Las Ninas Textiles.
-Di cosa si occupa Las Ninas Textiles?
Preservare le tradizioni, che esistono ancora in gran parte nei piccoli villaggi di tutta l’America Latina e far in modo che le donne possano lavorare a casa ed occuparsi così dei loro figli. Las Ninas Textiles sostiene direttamente queste donne commerciando con loro dove possibile e contribuendo alla loro indipendenza economica.
-Come funziona il tuo lavoro?
Viaggio in tutta l’America Latina ricercando prodotti autentici non prodotti in massa e che vengono realizzati con le fibre naturali migliori. Spesso il viaggio verso una città vicina da una più grande può durare anche 4-5 ore, io mi porto dietro sempre tutti i manufatti che acquisto ed è molto faticoso, a volte vorrei poter viaggiare con un asino!
-Una volta che hai acquistato i pezzi migliori, come fai a rivenderli? Hai un e-shop o fungi da intermediario con altri negozi?
I pezzi che acquisto sono direttamente preparati per la spedizione in Australia e vengono venduti direttamente a negozi al dettaglio o clienti privati, stilisti e designer tramite il mio ufficio nella regione del New South Wales in Australia.
Vendo anche on-line direttamente dal mio webshop Las Ninas Textiles.com e ricavo un sacco di vendite e nuovi clienti da social networks come Instagram e Facebook. Il resto dello stock che compro va a negozi al dettaglio, in questo caso fungo da grossista.
Attualmente per esempio sto rifornendo l’Art Gallery of New South Wales per la loro prossima mostra sulle opere di Frida Kahlo che inaugura il prossimo 25 giugno.
-Qual’era il tuo lavoro precedente?
Ho lavorato nel settore della moda per oltre 30 anni e osservato negli ultimi 20 la totale scomparsa, in Australia, di case di produzione autoctone e produttori locali.
Ho sempre cercato di mantenere il mio lavoro autentico appoggiandomi solo a produzioni australiane, ma a partire dai primi anni del 2000 era diventato praticamente impossibile.
La mia passione per l’America Latina è iniziata negli anni ’80, quando ho cominciato a ricercare le mie radici e a familiarizzare con la musica dell’ America Latina. In più forse avevo il desiderio di trovare quello che le donne alla moda indossavano negli anni ’70 e che allora ero troppo giovane per poter comprare!
-Qual è la tua missione?
Condividere con il mio pubblico i prodotti autentici e fatti a mano che hanno un’anima vera e non prodotti in massa.
Permettendo ad altre persone di godere di un pezzo unico che ha una storia dietro, che lo rende un oggetto veramente speciale.
-Quale incontro particolare ti ricordi di più?
Per quanto mi riguarda, il momento speciale in questi ultimi anni è stata l’incontro Chloe Sayer, l’etologa, che era venuta a tenere una conferenza in una piccola città vicino a dove vivo nel nord del New South Wales.
Ho chiamato l’organizzatore un paio di volte per farmi confermare che era vero…non potevo credere di poter conoscere la mia icona, non avevo mai sognato di poterla incrociare davvero nella mia vita!
La sera della conferenza ho indossato il mio migliore abbigliamento messicano, che avevo comprato sull’Istmo di Tehuantepec, ed ero in enorme soggezione. Ma lei mi chiese di sedermi in prima fila durante la conferenza! Poi un anno dopo stavo camminando a piedi a Città del Messico e l’ho incontrata, per fortuna questa volta abbiamo avuto il tempo almeno per un caffè. Posseggo il suo libro “Mestieri del Messico” da quando ero adolescente.
-Viaggiando molto, quali sono i paesi o tecniche tradizionali che preferisci?
A questa domanda è impossibile rispondere, ho tanti posti preferiti e tanti prodotti meravigliosi da comprare.
Ma credo che gli “Huipil” del Guatemala antichi stiano diventando i miei preferiti, attualmente infatti viene sempre più utilizzata la serigrafia, anzichè il ricamo a mano tradizionale per questi capi.
-Il tuo lavoro sembra meraviglioso, qual’è la cosa più difficile che devi affrontare?
Probabilmente gestire l’acquisto e la spedizione di tanti prodotti così diversi e verso tante città lontane.
Tutti i link di Zara:
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► ENG:
Zara Elwood is a Textile Trader and a modern days Indiana Jones: she travels Latin America to find the most wonderful first-quality textiles and I met her not on a train or plane but on Instagram. I was completely fascinated by all her pop colored pics of amazing landscapes, crafts and beautiful ladies.
Pretty much she does the job I’ve always dreamed of: amazing places, handicrafts, chatting with stylish old ladies on top of the mountains. Zara is my hero.
I’ve immediately tried to contact her to share here the wonderful work she does and her lucky and daily contact with authenticity and beauty. She immediatly replied, and after many emails (thanks!) with answers and photos that she made with her mobile phone, finally I’m coming up with this little interview that is about a different way of working in the textile, the story of a strong and full of passion woman that takes planes everyday but she’s definetively not a manager in a business suit: dressed in colors and pop embroideries instead, she chose beauty, storytelling, true people and sustainability. That’s what Las Ninas Textiles is all about.
-What’s Las Ninas Textiles about?
Preserving traditions, that mostly exist now in small villages all over Latin America and keeping women at home with their children (in small towns) and supporting them directly by trading with them where-ever it is possible.
-How your job works?
I travel all over Latin America, sourcing products that have integrity and are not mass produced in the finest natural fibres. Often a trip to a town can take 4-5 hours from a larger city close by, I carry the stock out to where ever I am staying-travelling to, sometimes I wish I travelled with a donkey!
-Once you purchased the best pieces, how do you re sell them? Do you have an e-shop or you act like a intermediary with other shops?
The best pieces are prepared for selling by shipping them to Australia and I sell directly to retail stores and private customers, stylists and designers from my office in the beautiful Northern Rivers of New South Wales.
I also sell online from my webshop Las Ninas Textiles.com and I get lots of sales and new clients from Instagram and Facebook.The rest of the stock I buy goes to retail stores as I am a wholesaler as well.
For example I am currently stocking the Art Gallery of New South Wales for their coming exhibition of Frida Kahlo’s work which begins on the 25th of June 2015. (See more of the exhibition here)
-What was your previous job?
I have worked in the Fashion Industry for over 30 years, and watched the demise of production houses and local manufacturers in Australia for the last 20.
I kept trying to keep my work authentic by only manufacturing within Australia but by the early 2000’s this was becoming impossible.
My passion for Latin America started in the 80’s as I began to search my roots and become aquainted with the music of Latin America. Also a yearning to find what the Fashion women were wearing in the 1970’s that I was too young to buy.
-What is your mission?
To share with others authentic hand made products that have a soul and have not been mass produced.
Allowing others to enjoy a unique item that has a history and some kind of story, which makes that item special.
-Any person you remember most?
For me my highlight in this last few years was meeting Chloe Sayer, Ethnologist.She came to lecture in a small town near where I live in Northern New South Wales.
I called the organizer a few times to confirm it was true that my icon was to visit as I never dreamed of crossing paths with her in my life!
On the night of the lecture I dressed in the finest Mexican clothing I had from the Isthmus of Tehuantepec and was in awe as she asked me to join her in front of the lecture. A year later I was walking in Mexico city and we bumped into each other again, thankfully we had time for a coffee then. I have had her book “Crafts of Mexico” since I was a teenager.
(Read more about Chloe Sayer here)
-You travel a lot which countries or traditional crafts do you prefer?
That’s impossible to answer as I have so many favorite places I travel to and products I buy.
But currently the older Huipil’s of Guatemala are becoming my favorite as I watch the women trade hours of work for puff paint and screen printed designs on velvet instead of a hand woven, embroidered top-belt-skirt.
-Your job seems a dream one, what’s the most difficult thing you do?
Consolidating the products for shipping when I travel to so many distant towns and collect so many different products.
Meet Zara:
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