A volte per organizzare un workshop diverso serve solo tanta, tantissima rete. Il primo anello della catena di connessioni è stato proprio l’insegnante londinese, Anna Maltz, artista e knitter, da me conosciuta su Instagram e con cui da tempo avevo fatto amicizia, scambiato commenti, mail e telefonate Skype. Proprio per questa amicizia, appena Anna ha saputo di poter fare una breve vacanza a Roma mi ha scritto per poterci finalmente conoscere.Io ovviamente, per il mio solito modo di acchiappare mille piccioni con una fava, rilancio proponendo un workshop, in cui io avrei fatto solo da appoggio. Il secondo anello è stato Francesca di Etsy Italia Team, che a Roma (e non solo) conosce tutti ed è bravissima nell’organizzare e gestire eventi, il terzo anello è stata l’amicizia che lega me e Francesca a Stefano dei Roma Makers, che per questo decidono di ospitarci nel loro Fab Lab. Il quarto anello è stato l’illustratrice Irene Renon, amica di entrambe e membro attivo dell’Etsy Italia Team, che dona il suo prezioso lavoro e crea una locandina perfetta.Il quinto DMC Italia, con cui collaboro da tempo e che con entusiasmo si offre di offrire i materiali necessari al workshop. Il resto lo fanno le amicizie, il passaparola, la voglia di dare una mano ad un evento piccolo ma dal respiro internazionale, totalmente autofinanziato. Un workshop di craft al femminile con un’insegnante straniera non capita spesso in Italia e siamo state felici di aver potuto far conoscere Anna in Italia ed aver parlato di rammendo decorativo e tecniche tradizionali asiatiche, del valore di un capo d’abbigliamento indipendentemente dal suo prezzo di acquisto e della necessità di far durare ciò che abbiamo più che si può.
Abbiamo tirato fuori i nostri jeans,i nostri ritagli di stoffe ed abbiamo imparato che i tessuti da applicare devono avere lo stesso peso, che bisogna fare attenzione al verso, che non bisogna utilizzare tessuti elasticizzati su quelli fermi e vicecersa. Che le toppe vanno considerate un po’ più grandi di quello che serve perchè le cuciture “restringono”.E che i passaggi sono due, uno di applicazione e imbastitura, che va fatto anche lui a piccoli tratti con un filo di colore simile al tessuto, per appiattire la toppa ai pantaloni. Ed un passaggio solo decorativo, con un filo più spesso, in cotone, ma sempre a piccolissimi tratti, per dare meno possibilità di usura esterna.E poi tanti altri suggerimenti, piccoli trucchi, idee ed esperimenti.
Tutto è stato possibile solo grazie all’impegno di tutti, alla rete di conoscenze, a rapporti curati con affetto ed onestà da anni: niente funziona a lungo termine se si improvvisa e dove non arriva ancora la strutturazione del settore e gli investimenti (speriamo per poco ancora), quello che la sostituisce sono persone la cui passione e credibilità acquistata in anni di relazioni, professionalità, discrezione ed ascolto ha portato al workshop ragazze anche dal Piemonte, Marche (e non parlo nè di me nè di mia sorella!), Sardegna. Che il 25 Aprile, giorno di festa, non hanno certo attraversato l’Italia lasciando la famiglia a casa solo per poter rammendare un buco sui jeans in maniera diversa.
Grazie a DMC Italia per i fili ed aghi speciali (guarda in fondo al post le specifiche) ed a Alessio Nisi per le bellissime foto.
Per l’imbastitura abbiamo usato le bobine art.202,filo per quilting a mano o macchina.
Per il ricamo decorativo invecele matassine di cotone da ricamo art.107 e anche il mouline in matassine a 6 capi divisibili.
Gli aghi erano quelli specifici lunghi da rammendo .