Durante l’anno appena passato, dal punto di vista dei social networks, Instagram è stato il mio centro. Il blog rimane il luogo delle riflessioni e del divertimento (ormai l’ho capito, i miei post si potrebbero riassumere in sole due categorie, “Post Che Fanno Piangere” / “Post Che Fanno Ridere”), Instagram invece svela il quotidiano che preferisco ed è lo sguardo divertito che ho sulle cose. Una volta capito che era il social che meglio mi racconta ho cominciato a dedicarmici maggiormente (3/4 posts al giorno invece che 1 o 2) e i risultati sono arrivati, piano piano ma regolarmente, senza bacchette magiche per aumentare i followers, senza comprare nessuno di loro, senza taggare il mondo su ogni foto.
(A proposito: se lo avete fatto in passato, taggare in massa e a caso, cioè senza che nella foto ci sia un preciso riferimento al taggato, quelli che voi considerate “influencers”… evitatelo! Questo metodo non vi regala affatto più visibilità, solo educati “like” (forse) da parte del taggato, a volte fastidio e poca voglia di approfondire il link o il vostro profilo…passate da spammatori.)
Ho capito che quello che è servito è stato anche fare sbagli, ecco cosa intendo:
1- Mantenere uno stile riconoscibile. Mi spiego: nel mio stream la maggioranza sono foto a fondo bianco (ho una tavola fatta fare in un negozio di Fai Da Te che sposto per casa a seconda della luce), di taglio 2:3 o 3:2, con oggetti, spesso materiali ed utensili, coordinati e visti dall’alto , a volte miei ritratti (spesso fatti sul muro del pianerottolo dove ho molta luce!) sorridenti ed autoironici. Questo stile non è stata una scelta “di moda”, ma personalissima, è lo stesso stile del mio blog, dei miei libri e quello per cui vengo riconosciuta: minimalismo, approccio pop, ironia, scemenza diffusa. Però mi sento un po’ legata a fare le cose sempre e comunque nello stesso stile, quindi?
3-Essere comunque naturali. Non mi piacciono gli account che sembrano riviste di moda o homedecòr, con tutte le foto perfette e che raccontano la stessa storia. Mi sanno di account pilotato e un po’ mi annoiano. Certo, credo che sia importante darsi uno stile riconoscibile, ma ogni tanto qualche strappo alla regola magari malfatto regala valanghe di empatia. Me l’ha insegnato proprio un errore: la foto che ho postato il 1°gennaio; era la foto che avevo mandato alle mie amiche Justine e Camilla sulla nostra chat, fatta in fretta dal letto, sgranata. Io SFATTISSIMA, spettinatissima e piena di occhiaie. Era il primo dell’anno e io scrollavo da sotto il piumone miriadi di foto patinate che inneggiavano a buoni propositi ed ottimismo. La mia foto era perfetta per rappresentare il mio sentimento di ansia ed inadeguatezza, me ne sono fregata di apparire brutta e l’ho pubblicata, pentendomi un secondo dopo. Bhè, è andata benissimo, probabilmente non ero la sola a sentirmi così.
Circa. Una foto pubblicata da Gaia Segattini (@gaiasegattini) in data:
2-Cerco inoltre di tradurre sempre in inglese il testo, ho molti amici fuori dall’Italia e mi sembrerebbe poco educato non considerarli, inoltre mi permette di farmi capire potenzialmente da tutti (inglese non perfetto permettendo).
3- Creare degli appuntamenti fissi: il mio anno su Instagram è stato principalmente quello degli hashtag e degli post ricorrenti, ecco quali:
#Thankgoditscraftday
Il tag nato per mettere in contatto le creative e crafter italiane su IG. Non c’era un tag solo per loro, quelli esistenti sono internazionali o troppo generici.Taggando le foto delle proprie creazioni con #thankgoditscraftday invece, ora si diventa parte di una gallery virtuale su IG dove scoprire altri creativi esclusivamente italiani, seguire chi ci piace di più, farsi conoscere e magari collaborare o acquistare qualcosa. Ogni venerdì (tranne la pausa Natalizia) ho scelto una foto tra quelle taggate e l’ho postata nel mio stream (con l’hashtag #vendettauncinettachoice), cercando di diffondere bravura, impegno e coraggio. Leggete qui più informazioni per come partecipare.
#Crafteroftheday
Da qualche tempo durante la settimana pubblico la mia selezione internazionale con il tag #crafteroftheday (assieme a #vendettauncinettachoice e #aristocraft): ogni sera feriale, tra le 21.30 e le 22.30 , trovate la foto di un creativo/crafter/designer che mi ispira particolarmente ripubblicata sul mio stream, per diffondere idee e creatività, donando, in cambio, nuovi followers ed ammirazione virtuale al selezionato. Tutti i pubblicati hanno risposto con entusiasmo con like, commenti affettuosi e Instamessage, alcuni, è il caso della bravissima e vincitrice del Mollie Makes Award HejSan Goods , creando addirittura un codice di sconto nel suo shop per ringraziare i nuovi followers italiani acquisiti! Ottima mossa di marketing, no?
#Balloselvaggiodellunedì / #Mondaycrazydance
La scorsa primavera per tre mesi ho coinvolto le mie followers (che sono sceme come me, ovviamente) a mettere su il loro pezzo “da sfogo” preferito e darsi al ballo sfrenato: in pigiama, in macchina, in ufficio. Lo scopo era quello di battere il Monday Blues (modo sofisticato per dire “E’ LUNEDI:VOGLIO MORIRE DALL’ANSIA”). Sono state pubblicate foto e video meravigliosi, neonati costretti a muoversi a ritmo, canti a squarciagola in fila al semaforo, coreografie in tuta. Di tutto. Quando poi abbiamo scoperto l’App Dubsmash , è stato il colpo di grazia. Dov’è lo sbaglio? Secondo voi cosa c’entra organizzare un appuntamento IG su ballo scemo e liberazione dall’ansia in un account che dovrebbe solo pubblicare cose a tema artigianato/handmade/uncinetto? Nulla. Cosa penserebbe chi apre il mio account per motivi professionali e trova un video di me che salto sul letto in pigiama? Che non sono così stilosa come gli avevano detto. Tantissimi commenti e like sotto quei video però e credo che le risate e l’autoironia, in un settore che a volte si prende troppo sul serio come quello dell’artigianato, siano le caratteristiche che mi hanno fatto comunicare entusiasmo a chi per anni si era sentito messo da parte o in soggezione rispetto a certi temi. Ma forse sbaglio e dovrei mantenermi più centrata (tranquille, il #balloselvaggiodellunedì tornerà, presto, in febbraio).
Per quanto riguarda gli hashtag più standard e generici, ho fatto qualche nota sull’iPhone con quelli che uso di più e ogni volta li copio e incollo (non mi rimangono in memoria per più giorni purtroppo), facendo qualche ricerca tra quelli suggeriti da instagram: ad esempio se cerco #crochet (un tag a CASO, insomma), mi vengono fuori altri tag simili con il numero delle foto taggate (ad esempio #crochetaddict), tra i quali scelgo quale utilizzare, con un occhio alla popolarità. Altri tag, magari meno popolari ma più specifici (e a volte è un bene) li prendo da account che postano foto dai contenuti simili ai miei.
I risultati arrivano, magari lentamente e senza picchi, come tutte le cose destinate a rimanere.
ENG:
During the last year, speaking about social networks, Instagram was my way. The blog still is a place to reflect and have fun (now I know it: my posts could be summed up in just two categories, “Posts that make you cry” / “Posts that make you laugh”), Instagram instead reveals the my daily favorites and my amused look on things. Once I’ve understand that IG was the social that best tells about me I began to spend more time on it (3/4 posts a day instead of 1/2) and the results came, no magic wand needed, not bought followers, and without tagging the world on each photo.
By the way, if you ever did it, don’t tag randomly those you consider “influencers” … This way you won’t get any increased visibility, only polite “like” (perhaps) by the tagged, sometimes discomfort and a very little wish to know more about you.
What worked for me was:
1-Keep a recognizable style. I mean: my pics on IG are mostly on a white background (I have a board I’ve made in a DIY shop and I move it around the house depending on the light), have a2: 3 or 3: 2 size, featuring objects, often materials and tools, colour coordinated and viewed from above, sometimes there are my portraits (which I often take on the landing’s wall where I have a lot of light!) smiling and auto ironic. This style was not a “en vogue” choice, but indeed personal, you can see it is the same style of my blog, my books, and the one I get recognized for: minimalism, pop approach, irony.
3-Don’t take it too seriously. I don’t like too much IG accounts that look like fashion or decòr magazines, with all and only ultra perfect pictures, telling the same story. They appear to be run only for businness and they also bore me. I think it’s important to share a recognizable style, but occasionally a little exception to the rule, even not perfect, means gaining feeling back. As my 1st January’s photo (see above): it was a random pic I sent to my friends Justine and Camilla on our chat, I’ve made quickly out of bed and was grainy too. I looked a mess and full of dark circles. It was the first of the year and I was scrolling under the sheets thousands of glossy photos, praising perfect and good intentions and new year optimism. My photo was just representing my feelings of inadequacy, I didn’t mind appearing ugly and I published it. And it went really well!
2-I also try to always translate descriptions in English: I have many friends outside of Italy and I wouldn’t feel comfortable not considering them, also it allows me to make my pics understandable (even if my english isn’t that perfect) from everyone.
3- Creating fixed appointments: my Instagram year was all about special hashtags and recurring posts, such as:
#Thankgoditscraftday
The tag I’ve created to keep together the italian crafty community on IG. There wasn’t a dedicated tag, already existing ones were international or too generic.Instead, tagging their creations IG pics with #thankgoditscraftday,they become part of a virtual gallery where you can discover exclusively Italian crafters. Every Friday I will choose a photo and I will post it on my stream (with the #vendettauncinettachoice hashtag), trying to spread skills, care and courage.
#Crafteroftheday
From some time now OI’ve began to post an international selection under #crafteroftheday tag (along with #vendettauncinettachoice and #aristocraft): each night on weekdays, between 21.30 and 22.30, you will find a picture of a creative / crafter / designer who inspires me reposted on my stream, to spread ideas and creativity, giving, in return, new followers to the choosen ones. All the published replied enthusiastically with likes, follows, comments and sweet Instamessages, some of them like the talented and Mollie Makes award-winning Hejsan Goods, created a discount code for her shop to thank the new italian followers! Good marketing move, right?
#Mondaycrazydance
Last spring, for three months I involved my followers (who are silly like me, of course) to put on their fave “party” tune to have wild dance with: in pajamas, in the car, in the office. The pourpose was to beat the Monday Blues (it’s a sophisticated way to say “It’s ‘MONDAY: I WANT TO DIE “). People have been posting pictures and wonderful videos, innocent infants were forced to dance, serious ladies were singing their hearts out in line at traffic lights, I saw wonderful pijama choreographies too. Then when we discovered Dubsmash App and was even more surreal.Be happy, #Mondaycrazydance will come back soon, in february!
As far as the more standard and generic hashtags, I made a few notes on the iPhone with tags I use the most and every time I copy and paste them, doing some research among those suggested by instagram itself. For example if I search #crochet, I come out with other related tags (for example #crochetaddict), among which I choose which ones to use. I find other tags, maybe less popular but more specific (and sometimes it is good) from accounts posting photos from similar content.
The results are keep coming, maybe slowly and with any peaks, as all the things which are dgoing to stay.