La scena del cosiddetto Nuovo Artigianato, che si è sviluppata negli ultimi 7/8 anni in Italia e dai primi del 2000 in America (io considero come calcio d’inizio il 2003, anno della fondazione del primo Fab Lab e della prima edizione del Renegade Craft Fair), ha beneficiato di nuova linfa, riferimenti estetici contemporanei, innovazioni tecnologiche sostenibili e disinvoltura con i social network, trasformando di fatto la tradizionale figura dell’artigiano in una professione più trasversale, che mette sullo stesso piano per la prima volta prodotto e comunicazione e che segue il percorso del manufatto dalla sua origine fino al suo racconto, vendita spesso in canali online e potenzialità di pubblico internazionale.
Ragazzi usciti da scuole di design o di architettura e adulti che dopo una prima esperienza lavorativa per passione o necessità hanno affrontato un cambiamento professionale, hanno affrontato il riavvicinamento all’artigianato con tutto l’entusiasmo di aver trovato un media autentico e vibrante, uno strumento di affermazione personale, un’attività gestibile trasversalmente in fase iniziale.
C’è stata una prima fase aggregativa, in cui l’esperienza del lavorare assieme, dell’apprendere e del mettere a disposizione capacità ed anche utensili collettivamente era di per sè stracolma di significato dopo decenni di isolamento e di chiusure, che ha visto il nascere di Fab Lab, Coworking multifunzionali, portali che favoriscono condivisione e connessioni, ma anche festival come WeeKenDoit.
Contemporaneamente si sono moltiplicate le occasioni di vendita: mercatini artigiani, esposizioni collettive in spazi industriali che mescolano artigianato e design, banchetti a Festival ed eventi, selettivissimi market delle autoproduzioni nati sulla scia dell’eperienza americana, portali online come Etsy, Dawanda, A Little Market, Make Tank.
Online sono fioriti gruppi di discussione, workshop online, blog di settore, webmag, servizi on demand, consulenze ed e-book tematici, portali aggregativi e di tracciatura territoriale come Co-Hive , realtà come Italian Stories che ha individuato l’ esperienza artigianale come valore aggiunto peculiare del percorso turistico italiano.
In pochi anni si è passati da hobbista a crafter, da laureati a maker, da illustratori ad autoproduttori del proprio merchandise, da architetti ad artigiani, mescolando le carte e creando figure professionali sfaccettate ed efficaci.
In campo imprenditoriale, le piccole e medie aziende di cui è costituito il tessuto economico italiano e che sono sopravvissute all’emorragia dovuta alla crisi, hanno provato ad abbracciare lo stesso percorso di riconoscibilità aziendale, in un cammino che idealmente sostituisce o affianca il ruolo di terzista, ruolo che troppo spesso non ha permesso pianificazione e conseguente sviluppo a causa di una faticosa gestione finanziaria oppure quello, più anonimo, del Private Label. Sono nati brand aziendali, si sono fatti investimenti in tecnologia e il ruolo della comunicazione si è cominciato ad avvertire come primario.
In questi ultimi due anni, a mio parere, siamo arrivati ad un punto di svolta: il ciclo iniziale di “riscaldamento” ed i primi passi di strutturazione hanno beneficiato dell’entusiasmo, della spinta emotiva iniziale e del supporto di una community attivissima. In questo momento chi ha affrontato il percorso in maniera professionale e con un prodotto riconoscibile, originale e scalabile, si trova a metà tra due mondi, quello rassicurante della “scena” che però spesso porta avanti la community anzichè l’individuo e che a questo punto non basta più, specie a fronte delle maggiori spese che l’apertura di una partita iva comporta, e il settore del design e della moda tradizionale o della carriera di consulenza.
Allo stesso tempo le PMI, che a differenza di crafter e maker spesso hanno avuto poche occasioni di confronto costruttivo e personalizzato e che essendo più strutturate e quindi lente nel rinnovamento e nella disinvoltura con il mondo della comunicazione e del web, hanno capito che non basta avere una stampante 3D in azienda o un nuovo prodotto anche efficace se non si hanno gli strumenti comunicativi e di marketing necessari a farlo conoscere, vendere e sviluppare.
Questa fase di stasi, che è l’inizio di un nuovo ciclo, è spesso solitaria e priva di riferimenti: manca un confronto con figure simili, mentre il percorso dovrebbe essere guidato dall’esperienza di altri e da realtà di affiancamento allo sviluppo specialistiche per la peculiarità di questo settore.
Finito il tempo delle consulenze pagate a peso d’oro ma standardizzate e troppo teoriche, finito quello di agenzie di distribuzione immense in cui si affogava nell’anonimato e si veniva gestiti in base a metodologie commerciali standard. La consulenza allo sviluppo di chi oggi si trova nelle condizioni e potenzialità di fare il passo successivo segue in parallelo il percorso del prodotto e per essere efficace diventa “su misura” .
Una consulenza in cui “ricerca trend” non vuol dire solo captare l’aria che si respira fuori ed a cui ci si deve passivamente adeguare, ma sopratutto quello che chiamo “brand trend”, ciò che respira dentro una realtà: la sua storia, il suo capitale umano, prezioso ed unico in Italia, le capacità tecnologiche e di gestione, il sapersi mettere in discussione, la capacità di delega, la “fotogenia” aziendale o di brand, l’unicità della propria voce.
In questo senso, da qualche giorno su Botteghe Digitali è stata aperta la Call per 10 artigiani ed imprese artigiane che si vogliano innovare digitalmente, sia come processi produttivi ma anche come comunicazione, presenza web, innovazione gestionale.
Si tratta della seconda edizione di un progetto unico, innovativo e concreto che ha visto nel 2016 quattro botteghe artigiane trasformarsi, tracciare un cammino sostenibile, individuare punti di forza e lacune, prendere coraggio e raccogliere i primi successi di una gestione più efficace.
L’ idea, nata da Banca IFIS Impresa, Giorgio Soffiato di Marketing Arena e l’autore della bibbia dei makers Futuro Artigiano, il prof. Stefano Micelli, si pone l’obiettivo di accompagnare delle eccellenze artigiane italiane in un percorso di innovazione per diventare imprese di successo.
La scorsa edizione ha avuto un successo mediatico che nessuno dal di fuori avrebbe mai immaginato potesse accostarsi al racconto di un percorso di innovazione imprenditoriale, lo dimostra il successo del canale YouTube collegato, una vera e propria web-serie che ha da sola ha superato il milione di visualizzazioni oltre ad ottenere premi e menzioni nel mondo della comunicazione e dell’innovazione digitale.
I quattro protagonisti, Lefrac, Occhialeria Artigiana, Sartoria Concolato e Studio Cassio, hanno potuto usufruire di un supporto tangibile grazie a coach e specialist, figure chiave nell’evoluzione del loro lavoro. Business plan, analisi e re-design del prodotto, intervento sugli spazi di lavoro, ripensamento della presenza digitale e sui social media.
La seconda call di Botteghe Digitali questa volta è alla ricerca di 10 artigiani che vogliano mettersi in gioco per sviluppare il proprio lavoro in una direzione che è imprescindibile, quella del digitale, dal punto di vista comunicativo e produttivo. I 10 finalisti vinceranno la possibilità di intraprendere un percorso di mentoring con un team di specialisti nei vari settori (dalla finanza al web marketing); ma anche chi non sarà selezionato avrà la possibilità di accedere a delle linee guida per capire come affrontare in modo innovativo i prossimi step del proprio businness.
Per accedere alle selezioni ed in ogni caso agli strumenti che verranno messi a disposizione, basta compilare il il form sul sito di Botteghe Digitali , sia che siate singoli artigiani che piccole e medie imprese di produzione, la Call termina il 10 febbraio.
La seconda fase della rinascita artigiana parte anche da qui, io ci credo talmente da metterci la faccia: sarò tra i coach del progetto e non vedo l’ora di iniziare.
▶︎ LINK:
Tutti i video della scorsa stagione nel canale Youtube qui
Form di partecipazione qui.
▶︎ SOCIAL:
Botteghe Digitali Facebook
Botteghe Digitali Twitter
Botteghe Digitali Instagram
▶︎ ALTRI MIEI POST SULL’ARGOMENTO:
Il nuovo artigianato nei Big Data: Il digitale sviluppa la manifattura: i dati che parlano chiaro.
La mostra New Craft alla Triennale: The Power of Making
Intervista a Lidia Giuliani di Lefrac: LeFrac: da crafter ad artigiano digitale, storia di un percorso.
Il legame tra Design ed artigianato: Craftelling:il design, l’artigianato e la loro storia d’amore (interessato).
Ritratto di una generazione di crafters e makers: New Traditional (su FrizziFrizzi)